Molte parole sono state scritte sulla fuga  e la morte della giraffa scappata da un circo di Forlì, ma forse vale la pena di riflettere ancora sulla vicenda.

Un primo elemento da sottolineare è il fatto che la giraffa avesse “seminato il panico” tra le persone indica chiaramente quanto gli animali esotici siano lontani dalla percezione del mondo occidentale. Infatti nell'ambito naturale a nessuno verrebbe in mente di temere una giraffa, semmai si temono i grandi felini o gli elefanti. La paura era indotta dalla novità del caso e dal timore di finire travolti. Pochi hanno riflettuto che, senza dubbio, chi aveva più paura era proprio la giraffa, infatti la fuga è una reazione di paura!

In particolare si deve mettere l'accento sulle evidenti insufficienze strutturali dei circhi relativamente alla mancanza di idonee strutture per il mantenimento dell'animale. Da anni le norme CITES richiedono che i circhi si dotino – anche per ragioni di sicurezza - di strutture atte ad impedire proprio quello che si è verificato a Forlì.

Poiché però il permesso dell'attendamento è stato pur concesso, vi è da chiedersi se le persone che dovevano verificare il rispetto delle norme lo hanno fatto e come mai le hanno giudicate adeguate dal momento che sono state così platealmente violate.

Il fatto è che i circensi sono tutelati dal nostro stato e se ne approfittano. Le verifiche avvengono dopo che la struttura si è piazzata e se si rilevano irregolarità non la si comunica neppure ai responsabili della vigilanza della prossima destinazione. Insomma le leggi prevedono delle garanzie senza che però vi siano le persone che ne chiedano il rispetto. Così il circo non è incentivato e non ha bisogno di rispettare le leggi, tanto prima che arrivino eventuali sanzioni si è già spostato in un altro comune.

La fine della giraffa poi sottolinea un altro particolare preoccupante: evidentemente il tranquillante somministrato non ha tenuto conto dello stato di agitazione dell'animale e ciò richiama l'imperizia che però è una condizione che non dovrebbe proprio presentarsi. Sempre in base alle leggi, i circhi dovrebbero avere un collegamento con un veterinario esperto per poter curare in modo appropriato gli animali. La realtà dimostra che così non è stato, in quanto non si può certo definire appropriato il caso di morte e lo stesso trattamento generale ha dimostrato incapacità complessiva. Un animale spaventato e i  fuga si deve spingere verso una collocazione nella quale possa rifugiarsi e tranquilizzarsi. Spingere alla corsa animali non più abituati a tale esercizio, significa mettere il fisico sotto pressione ed esporlo a conseguenze anche gravi. Come infatti è avvenuto.

La vicenda dimostra una volta di più l'inutilità ma anche la crudeltà umana di voler continuare ad utilizzare animali esotici prelevandoli dal loro habitat solo per il desiderio di guadagno degli esseri umani.