Da tempo è ormai universalmente accettato che condizioni ambientali negative o insoddisfacenti siano causa di stress per gli animali mantenuti in cattività. Così è ugualmente riconosciuto che molteplici sono fattori che possono dimostrare la presenza dello stress, dalla variazione di alcuni parametri ematici (cortisolo, catecolamine, ecc.) alla minore produttività o alla diminuzione della risposta immunitaria. Un altro tipo di segnali sono quelli definiti “indicatori etologici” cioè comportamenti anomali che non si riscontrano in natura, detti perciò “etoanomalie”. Si ammette che le etoanomalie siano un segnale di stress dell'animale.

Gli indicatori etologici sono diversi:

inibizione di tutte le attività (es. la fuga), ovvero apatia, abbandono;

atteggiamenti ambivalenti, posizioni e atteggiamenti che possono essere sia segnali di passività sia di aggressione, come se l'animale non sappia bene se reagire sottraendosi al problema o passando all'aggressione;

reazione di immobilità (freezing)  l'animale irrigidisce la muscolatura incapace di adottare un comportamento attivo;

movimenti intenzionali, ad esempio i tentativi di fuga, tipici nei primi momenti di stress;

attività a vuoto, come estroflettere ed introflettere la lingua, appoggiarsi alla mangiatoia, ecc.;

attività ridirette, rivolte verso stimoli che non sono direttamente legati alla situazione o allo motivazionale. Per esempio, un gatto che non può cacciare un uccello che vede volare fuori da una finestra, può "ridirigere" la zampata verso un altro oggetto o essere vivente;

eccitazione, uno stato di attività continuo di livello superiore rispetto agli stimoli presenti;

attività di sostituzione, messe in atto senza che abbiano rilevanza funzionale nelle situazioni date. Ad esempio il leccarsi una zampa essendo impossibilitati a compiere l'azione desiderata;

comportamenti nevrotici, che nascono negli animali come nelle persone da un conflitto, tra uno o più desideri e l'impossibilità di soddisfarli, sia per motivi della propria personalità sia per motivi esterni. Diventano nevrotici molti dei comportamenti delle precedenti categorie quando sono ripetuti in maniera eccessiva;

iperaggressività, evidentemente atti di notevole aggressività anche senza o con bassa motivazione;

stereotipie comportamentali, azioni senza finalità ed obiettivo che sono ripetute in modo continuativo.

Tutte le etoanomalie segnalano uno stress e, se si analizzano una per una, si possono associare a molteplici atteggiamenti riscontrabili  negli animali in cattività;  tuttavia merita segnalare la stereotipia in quanto è un segnale che resta impresso quando lo si osserva.

In verità è un elemento che si potrebbe quasi definire “storico” poiché si è sempre fatta menzione del tipico andirivieni dell'orso dietro le sbarre della gabbia ben visibile negli zoo. Il tempo trascorso ha portato un miglioramento nella conoscenza degli animali che sta anche nella diversità tra il  ritenere – come nel passato - tale azione tra il buffo e l'abitudine, senza dargli alcun significato, e l'acquisizione odierna della consapevolezza che si tratta di un comportamento anomalo – una stereotipia appunto – che è il modo con cui l'animale ci dice che “sta male”; in quanto lo stress, per accettazione universale, comporta una sofferenza. Mason (1991a)[1] ha rilevato che proprio la cattività è il motivo per cui il comportamento normale lascia il posto a una più alta percentuale di inattività e/o un aumento di un comportamento anomalo (comportamento auto-diretto o autolesionismo) e stereotipie. Lo stesso autore rileva che esse sono comunemente associate ad ambienti sub-ottimali e ad un benessere scarso o compromesso (Mason 1991b)[2].

Ancora oggi però non sempre è accettato che le etoanomalie siano segnali di sofferenza cosicchè molto spesso esse sono ignorate oppure sottovalutate. Un altro fattore che complica la definizione delle condizioni degli animali è che le osservazioni comportamentali al fine di individuare le etoanomalie devono essere condotte senza disturbare l'animale e quando esso non sia impegnato in altre attività, ad esempio le cure parentali o l'alimentazione.

Tutto ciò porta al fatto che non è sempre agevole espletarle e soprattutto che in alcune casistiche siano di difficile effettuazione. Ad esempio nelle attività di allevamento privato è evidente che occorre la condivisione o l'accettazione del proprietario per poter svolgere l'osservazione. E la situazione diventa ancor più difficile se la proprietà, per una serie varia di ragioni, non vuole collaborare. Quest'ultimo è il tipico caso dei circhi. Con il cambiamento della sensibilità verso gli animali, e con il crescere di quella parte di popolazione contraria al proseguire attività che risalgono a  momenti di tutt'altra attenzione verso gli animali, è quasi inevitabile che i gestori dei circhi non gradiscano affatto esser oggetto di valutazioni relative alla situazione degli animali.

Le occasioni di osservazioni comportamentali nei circhi non sono quindi molto comuni, però, negli ultimi tempi, in seguito alle azioni di monitoraggio da parte di svariate figure, si è avuta la possibilità di effettuare delle verifiche relative al comportamento degli animali nei circhi.

Ad esempio, nel caso di un circo attendato nel comune di Padova nel dicembre 2012 si è constatato un movimento stereotipo ambulatorio ripetitivo (“pacing”) in otto tigri all'interno della loro gabbia. Gli animali percorrevano lo spazio disponibile da una parete terminale all'altra, neppure “distraendosi” quando si incrociavano. Era una stereotipia collettiva che coinvolgeva contemporaneamente tutte le tigri che corrisponde pienamente alla definizione poiché l'attività era priva di finalità e di obiettivo ed era ripetuta ininterrottamente.

Sempre nella stessa occasione si è constatata una stereotipia di weaving (traducibile con “tessitura”) di quattro elefanti, africani e indiani, che dondolavano la testa lateralmente e anteroposteriormente.

Sono stereotipie ampiamente descritte in letteratura nelle due specie.

Clubb e Mason, (2006)[3] hanno constatato una percentuale variabile dal 30% al 60% di stereotipie  in tigri (e leoni), così come Nevill & Friend (2003[4]  ) e  Dembiec e altri (2004[5]) le hanno descritte nelle tigri dei circhi.

Schmid (1995 [6]) e  Friend & Parker (1999 [7]) hanno invece descritto il weaving negli elefanti.

Gli autori concordano nell'attribuire l'insorgenza delle stereotipie allo stress della vita nel circo in ambienti non adeguati ai bisogni degli animali a cui si aggiungono le negatività degli altri elementi caratterizzanti la vita circense: il trasporto, l'addestramento e lo spettacolo. Sul significato di questi fattori si rimanda ad un ulteriore approfondimento.

Nel caso in questione le gabbie di entrambe le specie erano assolutamente spoglie, prive di arricchimenti, cioè oggetti manipolabili dagli animali che permettano loro di esercitare funzioni mentali e fisiche. Mancava pure un'area dedicata la riposo che, per essere pienamente utile e gradita, dovrebbe essere realizzata in modo da permettere all'animale di sottrarsi alla vista dei propri simili e degli esseri umani.

Sempre nelle stessa circostanza, un canguro presentava una etoanomalia assolutamente particolare in quanto si poneva in posizione eretta e stringeva compulsivamente le due braccia incrociandole al petto, con una evidente intenzionalità poiché periodicamente provvedeva ad aumentare la stretta intorno al corpo. L'azione si inserisce in un quadro sovrapponibile di stereotipia e di attività sostitutiva. L'aspetto stereotipo si evidenzia nella ripetizione continua di un atteggiamento senza finalità mentre l'attività sostituiva è collegabile all'impossibilità di svolgere i pattern propri della specie. La gabbia era infatti di dimensioni limitatissime e non premetteva all'animale di spostarsi con i balzi, che è il modo con cui più frequentemente si sposta. Vi è da sottolineare che le uniche occasioni di effettuare i tipici salti si avevano nello spettacolo quando compiva un giro di pista sorpassando in salto tre animali sdraiati per terra. Evidentemente si tratta di un'attività motoria assolutamente insufficiente.

Il canguro non aveva arricchimenti mentre disponeva di una cuccia la quale però era totalmente aperta sulla parte anteriore e quindi non permetteva un isolamento adeguato.

Una sottolineatura altrettanto fondamentale è che nelle valutazioni del comportamento è necessario tener conto di molti elementi in quanto le stereotipie sono manifestazioni presenti solo quando l'animale non è distratto da altre attività quali l'alimentarsi o interagire con oggetti (arricchimenti) da poco tempo introdotti nella gabbia. Anche questo evento si è effettivamente presentato in quanto si è potuto osservare che la somministrazione del cibo o l'introduzione di un oggetto sconosciuto attira l'interesse degli animali che non presentano più le etoanomalie.

In un altro tipo di intervento, nel luglio del 2009, in una struttura autodefinita circo ma più precisamente identificabile come mostra viaggiante di animali, si sono constatate delle stereotipie in gruppi di uccelli di specie diversa. In tale esposizione gli animali erano soprattutto uccelli di grande molte che stavano rinchiusi nelle gabbie ricavate sugli automezzi con i quali venivano spostati e al cui interno non erano disponibili arricchimenti e aree dedicate al riposo.

Gli uccelli uscivano molto raramente dalle gabbie se non durante il cosiddetto spettacolo nel quale erano esposti alla forte luce dei riflettori. Tra le specie ve ne erano di migranti, come le cicogne.

Quattro specie di animali mostravano un comportamento stereotipo.

Le cicogne, sulle quali influiva in forma peggiorativa l'impossibilità di dar corso alla migrazione, bisogno etologico innato, manifestavano una stereotipia di pacing, percorrendo ripetutamente tutto il perimetro della gabbia, e aggiungevano l'azione etologica del battere il becco a terra. L'atto è il rituale in uso nella coppia di uccelli come segno di riconoscimento, che viene interpretato come una evoluzione dell'indicazione del luogo individuato per la costruzione del nido. Infatti i pattern sono spesso delle evoluzioni di segnali  che nascono da altri modelli comportamentali. In questo caso l'azione perdeva il suo valore simbolico di interscambio tra animali e diveniva una stereotipia poiché assumeva solo il significato di un gesto senza finalità, ripetuto fuori dal contesto etologico.

I pappagalli ara, le cui gabbie erano di dimensioni molto ridotte, si esercitavano nelle stereotipie di arrampicarsi sulle maglie della rete dei loro contenitori, anche ponendosi in posizione capovolta con la testa rivolta verso il basso.

Nel gruppo degli avvoltoi si manifestava un'altra tipologia stereotipa: gli uccelli stavano raggruppati e disdegnavano di uscire pur avendo la porta della gabbia aperta e a turno ogni individuo sbatteva rumorosamente le due parti del becco l'una sull'altra. L'attività viene descritta dall'Eibl Eibesfeld come un segnale di allarme che allo stato naturale un animale del gruppo lancia quando individua un qualche possibile pericolo per la comunità. Nel caso in questione il rumoroso sbattere dei becchi si sentiva ripetutamente anche in assenza del benchè minimo segnale di possibile pericolo, non essendovi nelle vicinanze né persone né altri animali. Era pertanto un gesto ripetuto senza finalità o utilità alcuna, cioè una tipica stereotipia.

Si sono altresì evidenziate, oltre alle stereotipie, anche altri tipi di etoanomalie, anch'esse indicatrici di stress.

Sempre nella struttura di esposizione itinerante gli avvoltoi presentavano un atteggiamento anomalo che viene descritto come “freezing” ovvero “congelamento” in etologia. Si tratta dell'immobilizzazione dell'animale che in una condizione di negatività non riesce a scegliere come agire e quindi si blocca, fermandosi e irrigidendo i muscoli per cui il corpo diventa rigido come avviene in seguito al congelamento.  Quando il soggetto è in una condizione di forte stress non riesce a mettere in atto alcun tipo di attività  e si rifugia nell'immobilizzazione.

Tale era l'atteggiamento presente negli avvoltoi, che si raggruppavano tutti insieme quando si avvicinava una persona, irrigidendosi e non opponendo resistenza e neppure cercando la fuga.

I comportamenti osservati trovano conferma nella letteratura scientifica che riporta diversi esempi di stereotipie come indicatori di uno stato di stress negli uccelli. La Cornell University[8]  oltre ai segnali produttivi, di immuno deficienza e di alterazione dei valori sierici, elenca varie tipologie di stereotipie tra le quali annovera immobilismo, movimenti di deambulazione ripetuta, arrampicarsi sulle pareti delle gabbie. Anche Foster e Smith[9] individuano, oltre ad altri elementi, le stereotipie comportamentali come indicatori di stress.

Anche nel caso degli uccelli non pare esservi dubbio che la tipologia dell'ambiente, spoglio e senza arricchimenti, con la contemporanea assenza di un'area per il riposo, e le criticità della cattività in genere, con poca possibilità di svolgere le attività naturali per le specie, siano da ritenersi la causa dello stress denunciato dalle etoanomalie.      

Nella stessa struttura erano mantenuti anche animali di specie diversa dagli uccelli; nello specifico il leone marino era la dimostrazione che le stereotipie sono presenti in tutti gli animali. Era contenuto in una gabbia poco più ampia del suo corpo, con una vasca evidentemente di portata ridotta con acqua non ricambiata e quindi maleodorante. L'animale mostrava un comportamento particolare: alzava verticalmente la testa, tenendola in tale posizione per qualche tempo e quindi abbassandola. Il gesto era ripetuto periodicamente e non aveva, come si può intuire, alcuna finalità. E' interessante notare che tale azione ripropone un pattern studiato e commentato da Eibl-Eibesfeld  “i leoni marini si tuffano a pendere le pietre. Le gettano per aria e quindi le riprendono per gioco” [10]. Alzare la testa è una parte dell'azione di gioco più complessa e viene trasformato in un atto senza finalità. La stereotipia nasce dalla privazione di un comportamento etologico del quale viene ripresa e mantenuta, trasformandola, solo una parte, in questo caso quella relativa al lancio della pietra. Pure la situazione del leone marino prevedeva la mancanza di arricchimenti e di un'area per un riposo naturalmente soddisfacente.

In conclusione si deve sottolineare come, seppure con molte difficoltà, si stia realizzando una raccolta di casistiche relative agli animali esotici presenti nelle strutture circensi che concordano nel descrivere una condizione degli animali caratterizzata dalla presenza di uno stato di stress. Lo stress cronico è ammesso essere causa di sofferenza  per cui la conclusione ovvia è che vi siano molte situazioni nelle quali gli animali dei circhi stiano soffrendo.

Come ha scritto Broom (1991)[11]  “Dopo che il benessere sia stato misurato, e quindi si sia scoperta la portata della situazione di un animale,  può essere presa la decisione etica se è o non è tollerabile questa situazione. E' importante che il processo di valutazione del benessere e il processo di giudizio etico siano separati”.

In molte nazioni i decisori politici hanno deciso di assumere la posizione etica di non far soffrire gli animali esotici nei circhi; da ultima, in Europa, la Gran Bretagna. Molte persone auspicano che tale posizione etica sia assunta al più presto anche in Italia.

 

 

 

 

[1] Mason GJ 1991a Stereotypies: a critical review. Animal Behaviour 41: 1015-1037

[2] Mason GJ 1991b Stereotypies and suffering. Behavioural Processes 25: 103-115

[3] Clubb, R., & Mason, G. J. (2006) Natural behavioural biology as a risk factor incarnivore welfare: How analysing species differences could help zoos improve enclosures.Applied Animal Behaviour Science doi: 10.1016/j.applanim.2006.05.033[97.146].

[4] Nevill, C.H. & Friend, T.H. (2003) The behavior of circus tigers during transport. Applied Animal Behaviour Science 82: 329-337

[5] Dembiec, D.P., Snider, R.J. & Zanella, A.J. (2004) The effects of transport stress on tiger physiology and behaviour. Zoo Biology 23: 335-346

[6] Schmid, J. (1995) Keeping circus elephants temporarily in paddocks – the effects on their behaviour. Animal Welfare 4: 87-101

[7] Friend, T.H. & Parker, M.L. (1999) The effect of penning versus picketing on stereotypic behavior of circus elephants. Applied Animal Behaviour Science 64: 213-225

[8] www.vet.cornell.edu Cornell University College di Medicina Veterinaria

[9] Foster, Smith -  Behavior Problems May be Linked to Your Bird's – www.drfostersmith.com

[10] Eibl Eibesfeld Etologia, Adelphi, 1995.

[11] D. M. Broom - Animal welfare: concepts and measurement - J Anim Sci 1991. 69:4167-4175. http://jas.fass.org