Le alluvioni ormai sono un fatto consueto, quasi non ci si preoccupa più. Presi a guardare il proprio giardino, non ci si accorge di quello che accade ai vicini. Il pianeta non è mai stato piccolo come adesso, eppure rimuoviamo il concetto e ci chiudiamo nel nostro piccolo.

Così quello che accade negli Usa è distante non solo nello spazio ma dai nostri pensieri, invece il messaggio è uno solo: le scelte produttive della nostra società stanno esasperando il degrado ambientale e mentre gli uomini e le donne discutono di chi sia la colpa maggiore, se degli stati più industrializzati o di quelli che li stanno imitando, la natura, che per sua fortuna non è dialettica e neppure politicamente capace di cambiare con le parole la realtà dei fatti, reagisce all'inquinamento e al deterioramento come può.

Anni addietro avevamo detto “Da tempo, guardando non solo al nostro “giardino” ma al pianeta intero, abbiamo scritto che non si tratta di dire tra quando arriverà la prossima alluvione ma dove arriverà”. In questi giorni è arrivata negli Usa. Le cause sono sempre le stesse e sempre di origine umana. Il Mississipi è stato uno dei primi fiumi a essere interessato dalle “cure” degli esseri umani: per prevenire le piene che devastavano le coltivazioni -  e per permettere la cementificazione di parti sempre più estese di territorio – si sono cementificate le sponde e raddrizzato il corso, secondo la logica “del tubo” non in senso metaforico, come pure sarebbe significativo, ma proprio nel senso letterale del termine. Se la natura ha creato i fiumi per lo scorrere dell'acqua, l'uomo ha creato invece i tubi nei quali cerca di irregimentare l'acqua; restringendo il letto e raddrizzandolo si velocizza l'acqua che diventa più devastante nel suo impatto. Come se non bastasse, con l'esplosione dell'aumento dei gas serra si è generato il riscaldamento globale che inevitabilmente produce una maggiore evaporazione e quindi una piovosità concentrata in meno giorni e di maggiore quantità. Insomma abbiamo creato le condizioni ideali per avere una ciclo ricorrente di alluvioni o esondazioni.

Naturalmente, poiché le informazioni sono di proprietà del sistema produttivo, le soluzioni proposte  mirano a peggiorare di fatto il problema, proponendo una maggiore difesa delle sponde che fa sicuramente bene alla lobbie del cemento ma non risolve il problema anzi lo aggrava.

Poiché l'interesse economico è vincente, la ricetta statunitense è stata diffusa in tutto il mondo cosicchè davvero non resta che attendere fiduciosi quando e dove arriverà la prossima alluvione.