Un veterinario colpito dall’Influenza dei polli è deceduto in Belgio. Per cercare di contenere l’infezione tra i volatili si sono uccisi più di mezzo milione di polli, pulcini, anatre e altri volatili in un solo giorno.

Il virus responsabile ha effettuato il salto di specie dai volatili all’uomo?  Certe volte sembra che la memoria degli uomini e delle donne sia proprio corta. Solo tre anni fa, nell’inverno tra il 1999 e il 2000 si era registrato un caso analogo in Oriente, quando milioni di polli furono uccisi in seguito alla scatenarsi di una influenza che colpiva anche le persone, ed aveva in effetti causato una decina di vittime. Più indietro nel tempo, le indagini epidemiologiche hanno dimostrato che le tristemente  famose pandemie di Spagnola nel 1918 e Asiatica avevano la stesse genesi dagli animali. Come quella del 1975.

In verità si riconosce da tempo che i virus influenzali aviari, cioè dei polli e degli altri volatili, quelli conosciuti sotto sigle caratterizzate dalle lettere H e N seguite ognuna da numeri, sono responsabili di forme di peste e di influenza negli uccelli,  e sono parimenti in grado di ricombinare il proprio Rna, l’acido ribonucleico che è alla base della replicazione virale, e quindi di adattarsi ad altre specie. Cioè di effettuare il salto di specie. Da quella verso la quale sono normalmente patogeni verso altre. Come avviene? Sotto la spinta della pressione immunitaria, cioè in presenza di più animali il virus cerca di modificare le proprie caratteristiche per, in un certo modo, continuare a vivere. Infatti dovendo affrontare più difese immunitarie rischia di soccombere.  Modificandosi  trasforma i caratteri di specificità dell’ospite, cioè la possibilità di colpire specie diverse, di struttura antigene, cioè l’attitudine a suscitare le risposte immunitarie degli organismi colpiti e il potere patogeno, cioè la capacità di dare forme morbose diverse più o meno gravi.

In questo senso va pertanto ricordato il  ruolo importante svolto dagli allevamenti intensivi dove la grande moltitudine di soggetti, in ogni capannone vi sono circa 25.000 polli e le aziende sono costituite da molte strutture, facilita queste trasformazioni. Si possono quasi definire queste forme come le malattie dello sviluppo, di questo tipo di sviluppo che tende a privilegiare in ogni occasione la crescita quantitativa senza valutare le conseguenze globali delle scelte effettuate.

Non è certo un caso se questo episodio succede poco tempo dopo, appena tre anni, l’epidemia di Hong Kong, mentre in precedenza fenomeni simili era più dilazionati.

Queste forme dovrebbero anche lanciare un segnale di allarme per le decisioni che si vogliono assumere sugli  xenotrapianti, cioè l’inserimento di organi di animali su corpi umani. Come sostengono ormai in molti con queste tecnologie il salto di specie dei virus sarà fortemente favorito.