La difesa degli animali in Francia diventa legge. Si incentiva l'adozione vietando la vendita nei negozi. Basta animali nei circhi e cetacei nei parchi acquatici. E in Italia?

Gli errori sul clima e le scelte politiche

In Francia è stata da poco approvata una legge per la tutela degli animali domestici e selvatici.

Le misure previste sono molteplici: divieto di vendita di cani e gatti nei negozi di animali a partire dal primo gennaio 2024; divieto di presentazione di animali nelle vetrine dei negozi; più controlli relativamente alla vendita di animali on line; istituzione di un certificato di conoscenza prima dell'acquisizione di un animale domestico, per evitare l'acquisto per capriccio; maggiori pene in caso di maltrattamenti e atti di crudeltà nei confronti di un animale con sanzioni fino a 75mila euro e 5 anni di carcere; divieto delle specie selvatiche nei circhi entro 7 anni; divieto di detenzione di cetacei nei delfinari entro 5 anni; divieto di allevamento di visoni e animali di altre specie allevati esclusivamente per la produzione di pellicce.

Si prevede la creazione di un Osservatorio per la protezione degli animali, anche per la tutela della biodiversità e sono stati stanziati 15 milioni di euro per sostenere i 300 rifugi sparsi sul territorio.

A ciò si aggiunge che dal primo gennaio 2022 (prima nazione insieme alla Germania) sarà vietata la castrazione dei suini e si dovrà istituire in tutti gli allevamenti un referente per il “benessere animale”, sempre dal primo gennaio 2022.

Il pacchetto di misure approvate indirizza in modo chiaro verso una maggiore attenzione per gli animali, ed è molto significativo l’interesse per gli animali di allevamento, conoscendo gli interessi economici collegati al settore della zootecnia.

Per alcuni divieti, vendita dei cani nei negozi, animali selvatici nei circhi e cetacei nei delfinari, i tempi di applicazione sono considerevoli, secondo una consuetudine in uso nelle decisioni sugli animali, però si è tracciata una strada che potrebbe essere di esempio per altre nazioni europee.

Gli errori sul clima e le scelte politicheÈ sicuramente una forte decisione il divieto di castrazione dei suini, soprattutto considerando che in Italia è ritenuta una inevitabilità per la richiesta dei consumatori nostrani.

Il divieto di castrazione, applicato anche alla Germania, potrebbe aprire una sfida anche commerciale dal momento che in Italia vi è una forte opposizione ad allevare maschi non castrati.

E poiché in Italia si importano suini vivi approfitteranno del divieto i paesi che non lo hanno ancora applicato? Oppure saranno venduti giovanissimi e castrati in Italia però in un’età non prevista dal Decreto legislativo.

Qualcosa si potrebbe fare anche nel nostro paese, ad esempio abbiamo la legge 281, relativa alla gestione dei cani vaganti e dei canili, che avrebbe bisogno di un aggiornamento essendo ormai trascorsi trent’anni dalla sua approvazione e, pertanto, si potrebbe pensare a vietare anche da noi la vendita dei cani e l’esposizione dei cani in vetrina; prevedere regole per le vendite dei cani e dei gatti on line; istituire un “patentino” nazionale per responsabilizzare chi vuole acquisire un cane per evitare facili abbandoni e mantenimenti non adeguati all’animale; realizzare l’anagrafe felina nazionale; stabilire un finanziamento fisso annuale per canili e rifugi.

Altre decisioni possono essere l’istituzione di un Garante per il benessere degli animali a livello nazionale con uffici in ogni regione, oltre che vietare gli animali esotici nei circhi e i cetacei nei delfinari e l’allevamento di animali da pelliccia.

Il lavoro non manca se si volesse corrispondere alla maggiore sensibilità nei confronti degli animali che sta crescendo nella società.

 
Enrico Moriconi, medico veterinario, è Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte


14 novembre 2021