Da lunedì 22 novembre “tiratori scelti” sono arrivati sull’isola per sterminarli.

Condannati a morte i mufloni dell’Isola del Giglio

Il 22 novembre è iniziato l’abbattimento dei mufloni sull’Isola del Giglio, oggetto di un finanziamento europeo di 1,6 milioni di euro nell’ambito delle iniziative europee di contrasto agli animali invasivi alloctoni, definizione che include, tra l’altro, nutrie, tartarughe Trachemys, scoiattoli grigi, gambero rosso della Louisiana, pesce siluro, ecc. Progetto portato avanti nonostante le voci di contrarietà sollevate da più parti.

Il giorno 21 novembre Fabrizio Rondolino  sul Corriere della Sera aveva sintetizzato le contraddizioni di una società europea che assiste impotente, o quasi, allo sconvolgimento dell’ambiente nelle sue componenti di territorio, aria e acqua e decide di intervenire drasticamente solo quando si tratta di animali, da sempre soggetti “deboli”.

Non si può che concordare con le parole di Fabrizio Rondolino ricordando che azioni come quella dell’Isola del Giglio sottolineano una volta di più l’alterigia degli esseri umani in genere nei confronti degli animali perché non si esaminano neppure soluzioni diverse possibili e attuabili, ma si va diretti verso la scelta dell’uccisione perché gli animali sono considerati oggetti a disposizione.

Con la cifra disponibile per un gruppo di mufloni non superiore alle trenta unità, se proprio si era deciso che non potessero rimanere nell’isola, si poteva benissimo procedere alla loro cattura e spostamento in un altro luogo, magari provvedendo alla sterilizzazione, se si riteneva che potessero rappresentare un problema di inquinamento genetico.

Gli animali sarebbero stati disturbati comunque, però è ben diverso il risultato poiché salvare la vita avrebbe dimostrato attenzione all’essere vivente considerato un valore in sé, come avrebbe detto Tom Regan, e non un oggetto da distruggere e rottamare.

Tempo addietro ero stato interessato a Venezia per un caso simile, dove caprette tibetane dovevano essere soppresse per fare spazio a una realizzazione turistica di pregio. Un mio sopralluogo aveva potuto verificare la fattibilità dell’intervento di sterilizzazione e contenimento in luogo della soppressione, poi è sopraggiunta la crisi economica e il progetto turistico non ha più trovato risorse. Anche in quel caso la prima soluzione proposta era l’abbattimento di animali che, come al Giglio,  erano stati introdotti dagli umani, sulla base del pensiero preminente che per gli animali, se danno fastidio o si suppone che lo diano, la soluzione più semplice e immediata è l’uccisione.

I mufloni del Giglio sono l’ennesima dimostrazione della distanza intercorrente tra un atteggiamento rispettoso degli animali, che non escluderebbe la soluzione dei problemi, reali o fittizi, evitando però l’atteggiamento di superbia volto a considerare gli altri viventi come oggetti a disposizione.

 
Enrico Moriconi, medico veterinario, è Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte


25 novembre 2021