Conferenza programmatica “I Verdi ascoltano”
DIRITTI ANIMALI … ALLA LUCE DEL SOLE
Genova, 15 marzo 03

Alcune riflessioni generali

Un avvenimento abbastanza recente avvenuto in Piemonte mi dà modo di introdurre il mio discorso. Poco tempo fa l’associazione “Collare Verde” il nome ci indica a quale tipo di partito fa riferimento, ha proposto un convegno, invitando anche persone riconosciute dell’animalismo, sul tema dei diritti degli animali, anche quelli selvatici. Sappiamo come si è comportata la Lega  Nord a livello nazionale sui diritti degli animali selvatici, essendo la forza politica che ha fortemente voluto la legge sulla deroga alla caccia, dimostrando l’animalismo sia diventato un tema a cui prestare attenzione, in modo, però, conforme alla politica: raccogliere solo quello che serve. Come animalisti ci troveremo nel futuro sempre di più di fronte a queste situazioni, per cui ci si attiva nei confronti degli animali che sono più vicini all’essere umano, cani e gatti, lasciando senza risposte le problematiche degli altri animali.

A mio parere penso non sia  sufficiente, per un partito, per uno schieramento politico, mettere nella propria agenda un tema animalista se questo non è parte integrante di un programma, di una visione più generale del rapporto degli umani, della società con gli altri animali. Si potranno anche raggiungere alcuni risultati, ma spesso questi sono purtroppo vanificati da scelte, a volte perfino contrapposte, che lo stesso schieramento compie in altri campi ma che si riflettono sul destino degli animali. O anche dalla scarsa convinzione con cui si richiede l’applicazione delle norme. Per fare un esempio attuale vissuto a livello nazionale: vediamo che insieme alla proposta di modifica dell’articolo 727 del codice penale che accoglie alcune delle richieste del mondo animalista italiano arrivano in Parlamento, dalle medesime forze politiche, proposte per la depenalizzazione di reati in materia ambientale e venatoria e proposte di legge per la modifica, in senso peggiorativo, della normativa sulla caccia.

Un altro esempio è il fatto che molti politici manifestano attenzione solo per gli animali detti d’affezione, evitando di prendere posizione o comunque non facendo nulla per migliorare le condizioni degli animali degli allevamenti. In questo campo prevale solo e sempre l’interesse economico anche a fronte di situazioni che dovrebbero essere intollerabili per chi si professa a favore degli animali. Si deve accettare con piacere la modifica del 727 ma non lasciarsi offuscare nel giudizio. Bisogna chiedere a chi dice di operare per il benessere degli animali di farlo con coerenza, nelle leggi sulla caccia, sulla vivisezione e sugli allevamenti.

Il mio, quindi, è un invito al mondo animalista, nel pieno rispetto della sua libertà di pensiero, a fare delle valutazioni complessive e verificare fino in fondo le ricadute dal punto di vista pratico e applicativo dando il giusto peso alle affermazioni di principio.

Un altro fattore Va poi esaminato un altro fattore d’attualità. Il movimento dei social forum ha dimostrato come di affari politici si possa parlare anche con i cittadini al di fuori dei santuari istituzionali. Prendiamolo da esempio per quanto serve e continuiamo a fare politica con la gente e tra la gente e anche con le nuove forze organizzate e non.

 

L’impegno animalista nelle istituzioni

Il lavoro istituzionale è condizionato dai rapporti politici di forza tra i partiti e dalle regole del funzionamento dell’ istituzione in cui si opera.

Il primo elemento è quello che condiziona la modalità di comportamento da parte della maggioranza che, nelle assemblee legislative, è quella che ha l’onere e l’onore di dettare la linea. Occorre sottolineare come, dopo le modifiche delle legge elettorale, si sia assistito ad un indurimento delle posizioni delle maggioranze che si sentono autorizzate dal sistema maggioritario a forzare la mano sulle loro scelte decisionali e tendenzialmente ad ignorare le richieste delle opposizioni per cui le osservazioni da queste presentate sono sostanzialmente ignorate. Ciò porta inevitabilmente al fatto che le decisioni che vengono prese sono quelle espresse dalla maggioranza.

Il secondo punto che discende direttamente dal primo è quello legato alla tipologia del regolamento delle assemblee legislative nel senso che laddove vige un regolamento che impone tempi certi e prestabiliti alle discussioni, come avviene alla Camera ed al Senato, in molti Consigli Regionali, nonché al Parlamento Europeo, è inevitabile che questo rafforzi la maggioranza nelle sue decisioni.

Regolamenti più democratici permettono alle minoranze, come nel Consiglio Regionale del Piemonte, di opporsi validamente alle proposte peggiori, come quelle di modifica della legge regionale sulla caccia.

Per quanto riguarda la politica locale sugli animali si possono proporre le seguenti considerazioni.

A livello comunale le iniziative più interessanti sembra si siano rivelate l’elaborazione dei regolamenti per il mantenimento degli animali che può riguardare gli animali d’affezione nelle case private e nei negozi o gli animali che partecipano alla vita urbana come ad esempio i cavalli in certe città, e i sinantropi in generale.

Altre operazioni di sicuro interesse sono la realizzazione di progetti per la formazione delle forze della polizia locale, i vigili urbani, come pure l’istituzione di tavoli di confronto per affrontare le tematiche legate alla convivenza degli animali di città tra amministratori e associazioni.

Altri campi di competenza dei Comuni sono sicuramente i programmi di sterilizzazione di cani e gatti e di sostegno delle colonie feline, le scelte urbanistiche e del verde pubblico, una gestione “più illuminata” delle strutture per i randagi, la proposta di menù vegetariani nelle mense scolastiche e così via.

A livello provinciale, per ciò che riguarda gli animali la competenza è riguarda soprattutto la fauna selvatica. Qui una visione più rispettosa degli animali sarebbe fondamentale per migliorare la vita e l’ambiente di numerosi animali: dal contenere l’attività venatoria, al fare scelte più sostenibili e rispettose degli animali nel caso si rendano necessari interventi su particolari specie, dal realizzare  centri di accoglienza per fauna selvatica ferita o sottratta a maltrattamenti ad una maggiore attenzione nella programmazione e gestione stradale ecc.

Infine vi è il livello regionale che negli ultimi anni ha assunto maggiore importanza e molte leggi di fatto delegano a questo livello istituzionale il potere legislativo su molte questioni riguardanti gli animali.

Il primo argomento riguarda la legge 281/91 sulla tutela del benessere degli animali d’affezione. Come noto la legge ha rappresentato un passo fondamentale, è la prima legge che vieta espressamente la soppressione dei cani randagi e per questo è un esempio anche in Europa. Dopo più di dieci anni di applicazione però sono ancora molte le lacune legate alla sua funzionalità e di queste la maggior parte si deve far risalire allo scarso impegno delle Regioni.

Se molti di quelli che si esprimono a favore degli animali adottassero scelte conseguenti forse la legge 281  non sarebbe così in difficoltà in questo momento.

Fin dalla sua emanazione molte Regioni hanno offerto poca collaborazione per la sua applicazione, così oggi o problemi che si evidenziano riguardano la carenza di strutture di ricovero per cani,  la sterilizzazione dei gatti liberi che viene effettuata in poche realtà e con modalità molto diverse, la scarsa collaborazione dei servizi veterinari nell’adempiere alle richieste presenti nella legge nazionale. La realtà è pertanto multiforme, ci sono canili o rifugi che funzionano bene mentre altri rigurgitano; abbiamo Regioni dove si effettua abbastanza regolarmente la sterilizzazione dei cani e dei gatti e altre dove ciò non avviene; abbiamo veterinari pubblici che collaborano anche con gli interventi mentre in altre parti sono le associazioni che si devono far carico di questi interventi; talora con il sostengo economico del Comune che elargisce le risorse necessarie.

La non completa applicazione della 281, a tredici anni dalla sua emanazione, mette in serio pericolo gli stessi principi base su cui essa si fonda, uno dei quali l’ho ricordato prima: il diritto alla vita anche per i randagi. Per cui è un dovere urgente fare tutto il possibile per far applicare davvero e tutta questa legge al fine di evitare che ci si appelli agli scarsi risultati ottenuti per cancellarla.

A livello regionale, con le nuove competenze di queste istituzioni, vi è tutta una serie di norme legislative che possono essere proposte, sugli animali esotici, sulla sperimentazione animale, sulle biotecnologie, sulla caccia, ecc.

 

Proposte

Come movimento politico potremmo prenderci l’incarico di sensibilizzare, informare e formare gli eletti nelle diverse istituzioni perché si facciano promotori di iniziative a favore degli animali.

Naturalmente ai diversi livelli occorre lavorare per la proposizione degli strumenti legislativi che possono essere pensati nelle diverse assemblee, comunali, provinciali, regionali.

Si deve cercare di aumentare i finanziamenti dei capitoli di bilancio riguardanti gli animali. Ad esempio in Piemonte, seppure in minoranza, si è riusciti come Verdi ad aumentare di 50mila euro lo stanziamento per l’applicazione regionale della 281.

Per la federazione dei Verdi si deve da un lato recepire nel programma la tematica della tutela dei diritti degli animali e dall’altro, coinvolgere gli amministratori e gli eletti verdi nell’impegnarsi a tutti i livelli per il sostegno alle disposizioni legislative su questa materia e a mettere a disposizione di tutti i documenti votati nelle diverse situazioni affinché le esperienze locali diventino patrimonio comune e possano servire da base per la elaborazione comune.