Il Governo Berlusconi non perde occasione per pubblicizzare la prossima realizzazione di nuove centrali nucleari, i cittadini sono tiepidi nel dire di no, a parte le associazioni e i movimenti attivi nell'opposizione, ma c'è una domanda alla quale Berlusconi e Cota non danno risposte: quando  saranno portate via dal Piemonte le scorie residuanti dai pochi mesi di attività nucleare e che qui sostano, per di più in località pericolose?

La domanda purtroppo è retorica perchè Cota e Berlusconi la risposta l'hanno già data: le scorie resteranno lì dove sono, in Piemonte. Il tutto avviene però, come  dovremmo essere ormai abituati a sospettare, tramite un cospicuo fiume di denaro che finisce nelle tasche dei soliti noti.

Non solo si prevedono 5 miliardi di euro per la costruzione delle nuove centrali, se non aumenteranno,  ma molto denaro serve pure per la conservazione dei residui.

Il Piemonte ha il poco invidiabile primato del record di quantità di rifiuti nucleari italiani: l'85% per cento giace nei siti di Saluggia, Trino e Bosco Marengo.

Per lo smantellamento di questi impianti, nonostante le promesse e gli incontri anche con le associazioni ambientaliste e i movimenti locali, è stato fatto ben poco: una parte delle barre di combustibile nucleare sono partite per l’Inghilterra e la Francia, ma, una volta estratto il Plutonio, ritorneranno in Italia sotto forma di rifiuti ad altissima radioattività.

Nel frattempo,  per “tenere buoni” questi territori, sono state elargite miliardarie compensazioni, dopo che la vicenda Scanzano aveva mostrato la difficoltà a trovare un sito per il deposito nazionale.

In questa situazione la Sogin (società pubblica governativa e quindi il governo nazionale) ha cambiato strategia e ha presentato ovunque progetti per la costruzione di depositi in loco. In questo modo praticamente ogni impianto nucleare diventerà deposito di se stesso. L’ambiguo slogan è quello della “messa in sicurezza” delle scorie che sono già qui.

Ma se è vero che un contenitore più nuovo e moderno sarà certo migliore di quelli obsoleti che fanno – letteralmente – acqua da tutte le parti (vedi le perdite radioattive riscontrate nei pressi del sito nucleare di Saluggia) l’unica vera soluzione è portare via tutto da questi siti assolutamente inidonei e scelti negli anni 50-60 con criteri che nulla hanno a che fare con la sicurezza.

L’esempio più eclatante di questa situazione è l’area nucleare di Saluggia (VC): basti dire che l’impianto si trova a circa 30 metri dal fiume Dora Baltea e appena a monte dell’acquedotto più grande del Piemonte, quello del Monferrato, e come detto, perde acqua contaminata radioattivamente.

Con la costruzione dei nuovi depositi nucleari, praticamente le scorie non si muoveranno mai più.

Cota e la Lega, così vicini, dicono, agli interessi del popolo hanno deciso che per qualche centinaio di migliaia di euro, con cui costruire qualche rotonda o asfaltare qualche strada in più, le scorie radioattive possono restare lì dove sono. E i cittadini ringraziano, sapendo che le radiazioni sono cancerogene.

Non la pensano così le associazioni ambientaliste Legambiente, Pro Natura Italia Nostra, appoggiate ed aiutate dai gruppi della sinistra in Consiglio regionale,  che da mesi stanno rincorrendo la Sogin nelle procure per chiedere conto della costruzione del deposito di Bosco Marengo avviata senza tutte le necessarie autorizzazioni. Dopo una prima sentenza favorevole ai ricorrenti del Tar del  Piemonte, la Sogin, con soldi pubblici e quindi di tutti, ha avuto buon gioco a proporre  istanze di appello e a prolungare la vicenda, adesso in attesa del giudizio del Consiglio di Stato: intanto la costruzione va avanti e le spese per avvocati pesano solo sulle spalle dei volontari delle associazioni, aiutati anche, e per fortuna, dai contributi di quei cittadini che sono preoccupati dalla vicenda.

Il denaro pubblico però già gira e serve per facilitare la realizzazione. I sindaci del centro destra, come a Saluggia, passano così dalla posizione di rifiuto delle scorie a quella più morbida di verificare che si raggiunga una vera sicurezza, e mentre i lavori procedono, le casse del comune si riempiono.

Sincerità vuole che si dica che anche la Giunta Bresso non si è dimostrata molto accesa nel richiedere lo sgombero dei rifiuti e a parte qualche assessore e i gruppi consiliari della sinistra, non si era unita agli ambientalisti per impedire il progetto di mantenere i materiali radioattivi nelle località in cui giacciono.

Ma i cittadini piemontesi sono di serie B? Perchè non hanno diritto a veder rimosse quantità pericolose di materiale radioattivo?

C'è ancora tempo, volendo. La regione può dire no alla realizzazione dei depositi e chiedere di individuare al più presto con un processo democratico, oggettivo  e scientifico, il luogo per la costruzione di un deposito nazionale, rigorosamente riservato ai rifiuti radioattivi del nucleare pregresso. Difficilmente la giunta di destra del Piemonte si metterà contro i poteri forti e certo preferirà sacrificare la salute dei cittadini alla lobbie degli affari.