La salvaguardia dell’ambiente naturale e gli allevamenti intensivi

Gli errori sul clima e le scelte politiche

Finché non si adotteranno iniziative complessive per la riduzione dell’effetto serra la situazione non potrà che peggiorare e per percorrere una strada davvero utile occorre considerare il ciclo globale di vita di tutte le scelte umane.

L’ultima alluvione in Germania dimostra che la gestione del territorio è stata praticamente uguale in tutti i paesi industrializzati nei quali la spinta produttiva ha avuto il sopravvento sulle ragioni ambientali. La drammaticità dell’alluvione ha reso evidente che il problema della gestione del territorio e conseguentemente del clima non è solo un problema italiano, per quanto il nostro paese sia notoriamente poco attento a queste problematiche, ma è connaturato con la spinta industrialista dei paesi più avanzati che, però, poco alla volta, stanno contagiando tante economie emergenti.

Per intenderci, le alluvioni, che avvengono anche in zone fino a poco tempo fa immuni da tali eventi, riconoscono, per dirla in modo semplice che farebbe inorridire gli esperti in materia, due motivi fondamentali legati al cambiamento climatico: l’effetto serra con il surriscaldamento provoca una maggiore evaporazione dell’acqua a livello mondiale il cui ritorno sulla terra avviene in maniera più abbondante e più concentrata poiché le precipitazioni sono più rarefatte.

Accade così che le opere di protezione del territorio, canali, sponde, arginamenti, ecc. e anche le stesse costruzioni edili, non reggono all’urto poiché la loro realizzazione è stata effettuata sulla base delle precipitazioni attese calcolando i dati storici e risultano non più appropriate rispetto alle variazioni climatiche sopraggiunte.

Questa brevissima e non certamente esaustiva riflessione porta alla valutazione delle iniziative che a livello europeo si stanno discutendo come contromisura per contrastare l’effetto serra, valutazione che suggerisce un dubbio di non poco conto. Poiché il cambiamento climatico è la conseguenza degli indirizzi produttivi economici globali, le soluzioni calmieranti non possono che essere, a loro volta, di tipo globale.

Se si utilizza questa chiave di lettura si comprende come, in ambito europeo, si sia piuttosto incerti sulla scelta di indirizzi davvero utili allo scopo.

L’esempio, recente, è la decisione annunciata di prevedere la cessazione della produzione automobilistica con motori endotermici per sostituirla con quelli elettrici a partire dal 2035, mentre nessuna riflessione viene annunciata relativamente ad un altro settore molto impattante sull’effetto serra: gli allevamenti intensivi, che sono, secondo la FAO, fonte di una quantità di gas climalteranti superiore a quelli ascrivibili alla circolazione. Quindi l’Europa ignora una causa fortemente inquinante poiché non si prevedono misure in campo zootecnico.

Potrebbe esserci un motivo “tecnologico” alla base di questa scelta poiché le industrie automobilistiche hanno sicuramente considerato che una tale rivoluzione comporterà una spinta inevitabile al ricambio del parco automobilistico, con ovvi benefici dal punto di vista dell’aumento delle vendite.

Esattamente il contrario, si può ipotizzare, avverrebbe per un intervento di diminuzione degli allevamenti intensivi, perché, in questa ipotesi, è chiaro che vi sarebbe un contenimento della produttività e questo, nonostante la dichiarate buone intenzioni di miglioramenti in ambito ambientale, non entra ancora nei pensieri degli enti decisori

Eppure proprio perché le catastrofi ambientali sono frutto delle scelte globali, solo decisioni amministrative e politiche di tipo generale potranno portare ad un vero miglioramento.

La prevaricazione tecnologica, dimostrata dall’esempio precedente, induce qualche considerazione critica sul ruolo della tecnologia nel presente e nel prossimo futuro. Infatti vi sarà la tentazione di risolvere le problematiche ambientali nate da scelte tecnologiche, con ulteriori accelerazioni tecniche, ignorando l’importanza della salvaguardia dell’ambiente naturale, sulla base dell’assunto che si possa sostituire la natura distrutta con l’artificialità.

 
Enrico Moriconi, medico veterinario, è Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte


5 agosto 2021