Un tipico esempio di giustizia umana

In Egitto un ragazzo si tuffa nel Mar Rosso sfidando il divieto di balneazione e per una di quelle circostanze che possono succedere quando si ignorano i pericoli arriva uno squalo che gli si avventa contro, uccidendolo. Le immagini del ragazzo che chiede l’aiuto del padre, impotente, sono strazianti.

Uno squalo nel Mar Rosso

Passano solo uno o due giorni e le notizie raccontano che lo squalo “colpevole” è stato catturato, portato a riva e ucciso a colpi di bastone.

Tipico esempio di giustizia umana: il pesce era nel suo ambiente, vi era la segnalazione del pericolo, eppure l’animale è comunque colpevole di essersi comportato come vuole la sua etologia, la sua natura.

Sugli organi di informazione passano quasi ogni giorno notizie di conclusioni tragiche di sfide che i ragazzi si inventano, o imitano, concluse con la morte di chi si cimenta.

Ma non ci sono animali da colpevolizzare, si piangono le morti e non si possono certamente realizzare azioni punitive contro i corsi d’acqua insicuri!

La vicenda egiziana è la riproposizione dell’atteggiamento antropocentrico da cui non si riesce a uscire: gli animali sono sottoposti agli esseri umani che ne determinano la sorte; se le scelte umane portano a conseguenze tragiche se sono interessati gli animali devono essere colpevolizzati e puniti; se non dipendono dagli animali si impreca contro il destino ma non si chiama in causa la poca attenzione, la spericolatezza delle persone.

E non pensiamo che la vicenda dello squalo sia avvenuta in un paese come l’Egitto poiché la stessa motivazione di fondo, il desiderio di vendetta, è quella che stiamo vivendo nella civilissima Italia dove da tempo è in campo la proposta di uccidere un’orsa solo perché si è comportata secondo la sua etologia e natura.

 

Enrico Moriconi, Medico Veterinario, Consulente in Etologia e Benessere animale

 
23 giugno 2023